Questo itinerario è estremamente interessante dal punto di vista storico perché permette di avvicinare numerose testimonianze di guerra con trinceramenti e punti di osservazione, di scoprire le ardite soluzioni ingegneristiche adottate dai genieri e anche alcuni lati poco noti della Prima guerra mondiale come il destino delle popolazioni trentine, il clima politico, le idee e la scelta degli irredentisti di militare nell'esercito italiano. Proprio qui, infatti, su monte Corno furono catturati i trentini Cesare Battisti e Fabio Filzi poi condannati a morte dalle autorità militari austriache per impiccagione al Castello del Buonconsiglio in quanto ritenuti traditori. Non a caso quindi monte Corno ha poi mutato nome in Corno Battisti.
Gli imperiali avevano saputo da prigionieri (o disertori) della presenza di Battisti. Quando al secondo attacco del monte Corno nella notte tra il 9 e 10 luglio gli italiani riuscirono nell'impresa di conquistare la cima, le truppe austriache reagirono con una imponente azione di fuoco e con un attacco in massa che fece cadere monte Corno e portò Battisti nelle loro mani.
Si raggiunge con l'automobile l’abitato di Anghebeni e lasciamo il mezzo in località denominata Ca’ d’Austria (metri 728) si sale prima lungo la strada forestale poi per ripido sentiero che punta direttamente verso il Corno Battisti (n° 122B).La salita è dura e ripida ed il fondo, composto da foglie e rami, non aiuta di certo. Finalmente, dopo un paio d'ore, sbuchiamo alla Sella di Trappola dove gli alberi si aprono permettendo di spaziare sulle vette del Pasubio e del Carega. Qui cominciano anche le prime testimonianze della Grande Guerra: qualche resto metallico, trincee invase da fogliame, alcuni ricoveri scavati nella roccia.
Ora si segue l'indicazione Corno Battisti e superato un altro breve strappo si giunge all'inizio del tratto attrezzato. Risaliamo due brevi camini attrezzati con cordino metallico, entriamo nella prima postazione scavata nella roccia e quindi un terzo breve tratto verticale con cordino prima di giungere al famoso Cappello di Pulcinella. Si segue il sentiero e poco dopo troviamo la famosa scala che ci porta all'ingresso della galleria Bocca del Leone. Indossata una maglia ed accese le luci delle lampade frontali risaliamo la sdrucciolevole, angusta e fredda galleria. Questo budello elicoidale fu ideato dall'alto comando italiano per realizzare una camera di scoppio sottostante alle fortificazioni austriache, esattamente come era successo sui vicini Denti del Pasubio. Le compagnie di zappatori e minatori cominciarono a scavare la montagna nel febbraio del 1918 però, una volta realizzata la camera di scoppio (dove ora si trova la cisterna) e dopo averla pure "caricata", i piani strategici cambiarono e si decise di attaccare la cima con un colpo di mano a sorpresa. Proseguiamo a esplorare il sistema di gallerie. Un nuovo ramo sulla sinistra riporta le indicazioni: "Pericolo! Galleria crollata!". Non avventurarsi. Arrivati alla cisterna con il fregio 127a Compagnia zappatori (camera di scoppio della mina italiana) seguiamo le indicazioni e raggiungiamo il: "Posto di medicazione", le ampie finestre permettono una splendida vista sulla valle dei Foxi. Ritornati al bivio ci dirigiamo verso il famoso pozzo della carrucola (ancora infissa nella volta) facendo attenzione ai numerosi fittoni arrugginiti nel terreno. Il pozzo a prima vista fa davvero impressione ma sporgendosi un poco si riesce a vedere la luce di una finestra alcuni metri sotto. Lo smarrimento passa e scendiamo tramite gli scalini di ferro fissati nella roccia. Usciti all’aria aperta proseguiamo per guadagnare la cima del Corno con la visuale sulla Vallarsa. Ora è tempo per dirigersi al rifugio Lancia dove trascorriamo la notte. Il giorno successivo, visto il tempo inclemente preferiamo scendere a valle seguendo la Val di Foxi (sentiero 102) dapprima piano tra radure e vegetazione rada. Poi diventa ripido (moltissimi tornanti) in uno splendido bosco misto dai mille colori. Si recupera l’auto e si torna ad Anghebeni (paese di Miss Italia 2017)
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