Percorso nel selvaggio gruppo del Lagorai. Si parte dal paese di Panchià e si attraversa il torrente Avisio sullo storico e caratteristico ponte coperto in direzione della Val Cavelonte. Se possibile è opportuno percorrere il primo tratto di strada con l'auto chiedendo un pass per ridurre la lunghezza della gita. Si parcheggia nel piazzale nei pressi la chiesetta e le costruzioni che segnano l'esistenza degli antichi bagni. Verso il 1800 Simone Delugan di Panchià costruì una casa a Cavelonte dove venivano alloggiati alla meglio coloro che volevano curarsi con le acque minerali della fonte. Verso il 1850 Valentino Varesco di Giovanni Battista di Panchià costruì due grandi stabilimenti “Bagni di Cavelonte”, non molto lontani dalla casa del Signor Delugan, il cui successore Valentino Delugan, a sua volta, costruì un albergo e stabilimento “Albergo Alpino”. Verso la fine degli anni ’40 gli stabilimenti cessarono l’attività, negli anni successivi gli immobili vennero dati in affitto e quindi venduti nel 1948 al Seminario di Carpi, adattandoli a Colonia Estiva. Negli anni successivi gli stabilimenti subirono un progressivo decadimento fino a ridursi in rovina.
Ora si inizia a camminare lungo il sentiero numero 354 che passa accanto alla Malga Toazzo e sale nel bosco con stretti tornanti. Si continua a camminare incrociando la carrareccia, ci si alza di quota e si giunge alla Malga Aie. Dalla malga altre tabelle indicano la strada per i laghetti. Ci si immette su un bel sentiero che traversa a mezza costa il bosco fino ad una zona di grandi massi, e da qui ad una placconata di rocce e zolle d'erba. Il bosco si fa più rado fino a scomparire del tutto. I segnavia sono più che abbondanti per cui non vi è il rischio di perdere il sentiero. Superata una piccola radura, si comincia a salire un pietroso valloncello da cui scende il rio proveniente dai laghetti ed in breve si giunge alla conca che ospita gli specchi d'acqua dei Laghetti delle Aie. Dopo un meritato riposo si continua per il sentiero che porta a forcella delle Aie. Qui il sentiero (numero 321) perde quota poi risale con un ardito tracciato (presenza di alcuni cavi d'acciaio per rendere più sicuro il passo) fino ad arrivare alla forcella Litegosa. E' possibile fare una breve deviazione per visitare il piccolo bivacco incastonato nella roccia. Ora si scende lungo l'antica strada di guerra e che passa accanto alla ormai fatiscente malga Litegosa per poi ricongiungersi ?all'itinerario di andata poco prima della Malga Toàzzo.
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Panchià è raggiungibile tramite la Statale 48 delle Dolomiti. Si esce al casello autostradale di Ora (Autostrada A22) e si prende la direzione per Cavalese – Valle di Fiemme. Dopo il transito per il passo San Lugano si continua a viaggiare sulla vecchia provinciale che attraversa l’abitato di Cavalese, Tesero per poi arrivare a Panchià.
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