TREKKING NELLE TERRE FRANCESCANE dal 18 al 25 agosto 2011
Il trekk si snoda sull’appennino Tosco-Romagnolo-Umbro e prende come traccia di riferimento il Cammino di san Francesco da La Verna fino ad Assisi.
Non l’ho volutamente chiamato Cammino perché mi sono preso delle libertà rispetto a quello pubblicato in alcune guide. Inoltre, con tutto il rispetto e ammirazione per chi compie questo percorso per motivi religiosi, io l’ho fatto con motivazioni personali che vanno da una prova per percorsi più lunghi, al raggiungimento di un obiettivo prefissato, ad un test sulla propria forza di volontà o allo scarico di stress accumulato nel corso di un anno. Non mi riconosco nell’appellativo di “pellegrino” , i pellegrini medioevali avevano motivazioni molto più nobili delle mie, utilizzavano calzari inadatti, un tascapane, un pezzo di formaggio e qualche fetta di lardo(questo dicono le cronache dell’epoca), il riposo avveniva in ricoveri di fortuna.
Oggi questi percorsi si fanno con abbigliamento tecnico da capo a piedi, uno zaino studiato nei laboratori sportivi, alimentazione con barrette energetiche e integratori di sali minerali, dispositivi GPS che evitano percorsi errati, telefoni cellulari per chiedere soccorsi in momenti critici e la sera si può fare una salutare doccia, riposare in un comodo letto e l’indomani indossare biancheria pulita.
Questa è una considerazione che mi sento il dovere di fare per rispetto a chi, alcuni secoli fa, ha dato l’inizio a ciò che oggi riteniamo in molti svago e divertimento.
Descrizione dell’itinerario:
Prima tappa: da Bagno di Romagna a La Verna.
La partenza da Bagno di Romagna è dovuta a problemi logistici, sarei potuto partire da La Verna, ma Bagno è molto più facile da raggiungere e ha migliori collegamenti automobilistici (soprattutto per il ritorno); inoltre il sentiero ha una storia secolare e ripercorre una strada medioevale battuta dai pellegrini Romei medioevali e dai locali fino alla fine dell’800. I tratti di mulattiera medievale sono ancora molto evidenti.
Si percorre un tratto di statale e dal ristrutturato borgo di Gualchiere inizia il sentiero che sale fino a Nasseto che conserva ancora resti di una vecchia locanda per viandanti, passato un bel viale alberato si passa in una zona marnosa dal paesaggio lunare, per poi riprendere il bosco fino al passo Serra (1148m.) e si scende fino al vicino quadrivio. Di qui inizia il bel percorso di crinale fino a poggio Tre Vescovi, piegando quindi a destra verso La Verna. Attenzione non ci sono sorgenti di acqua fino a 15 km dalla partenza. Si giunge al monte Calvano con belle vedute sull’alta val tiberina. Ormai siamo in prossimità del santuario della Verna che ci accoglie con la sua pace e spiritualità.
Seconda tappa: da La Verna al passo di Viamaggio.
Per questa tappa non ho seguito il percorso ufficiale indicato nelle guide, anche perché avrei dovuto ripercorrere una buona parte del tracciato del giorno prima. Seguo una traccia che interseca in vari punti la strada asfaltata accorciandolo in questo modo di qualche km. Una raccomandazione: una volta raggiunto Compito, non seguire le indicazioni del sentiero, oltre a dover effettuare un guado che in presenza di molta acqua risulterebbe infattibile, vi troverete a percorrere un sentiero infrascato di rovi e ortica, meglio seguire per un km la strada asfaltata. Dopo una bella discesa si raggiunge Pieve Santo Stefano, consiglio un po’ di riposo e rifornimento di acqua, non la troverete fino a qualche km prima dell’arrivo. Si parte subito con una buona salita che praticamente continuerà fino a Viamaggio. In alcuni punti la salita punge e il sentiero passa nel greto di un torrentello, per questo e la presenza anche di tratti argillosi mi sento di sconsigliare questo tracciato in presenza di pioggia o terreno molto umido (c’è una strada sterrata che porta fino all’eremo del Cerbaiolo). Proprio questo eremo sarebbe il punto tappa ideale per mediare con la tappa successiva, ma (a detta di chi c’è stato) accolgono i pellegrini malvolentieri (telefonate il giorno prima e non presentatevi come trekkeristi, ma come pellegrini) e l’alloggio è al limite dell’accettabilità. Dopo un paio d’ore dal Cerbaiolo si raggiunge, attraversando dei bei pratoni, il passo di Viamaggio. Qui c’è l’albergo Imperatore, che offre un alloggio semplice, ma una cucina di eccellenza (è meta di turismo culinario per chi ama la fiorentina, i porcini e il tartufo).
Terza tappa: dal passo di Viamaggio a La Montagna.
Dopo un tratto di salita si raggiunge una cima con belle vedute sul lago di Montedoglio e si inizia la discesa. A metà percorso si trova l’area di sosta di Pian delle Capanne, punto obbligato per fare acqua e riposare un po’. Si prosegue per uno stradello e alla Spinella (grande casa quadrata), io ho preferito il sentiero all’interno del bosco, è percorribile con attenzione per diversi tratti scoperti su fondo di roccia liscia (sconsigliato in caso di pioggia). L’abitato di La Montagna si raggiunge in breve, la tappa non è molto impegnativa. La Montagna è un gruppo di case immerse nel bosco con silenzio e tranquillità assoluta, anche qui un buon alloggio a ottimo prezzo e soprattutto buona cucina (qui vige il culto della carne alla griglia, porcini, caccia, e tartufi). L’abbinamento B&B la Battuta e ristorante Calisti rinfranca dalle fatiche fatte.
Quarta tappa: da La Montagna a Bocca Seriola.
Ho preferito questo tracciato per evitare il caldo delle strade asfaltate e della pianura. Si parte come al solito di primo mattino per poter affrontare la salita iniziale nelle ore più fresche. Dopo un paio d’ore si raggiunge il passo delle Vacche, un crinale con belle vedute sulla pianura sottostante. Di qui si prosegue per cima Tre Termini (caratteristica la sua piramide di sassi) e poi per bocca Trabaria. Il sentiero è di crinale e troverete diversi punti con panorami grandiosi sulla valtiberina e sull’entroterra marchigiano (indimenticabile la vista di Anghiari che con il suo stradone rettilineo sembra prosegua fino ai tuoi piedi tagliando a metà Sansepolcro). Bocca Trabaria è solo un passo automobilistico o meglio motociclistico, oltre ad una targa del passaggio di Garibaldi non troverete altro, e neanche acqua (elemento indispensabile per questa tappa è avere delle grosse riserve di acqua, si rischia di restare a secco con rischi molto grossi per la propria salute). Si prosegue risalendo il crinale sull’altro lato della strada alla ricerca di un sentiero con segnali molto radi, dopo un paio di km all’interno del bosco si raggiunge lo stradello di crinale che non si abbandona fino a Bocca Seriola. Il percorso è fatto di continui saliscendi tipici dell’appennino che mettono a dura prova la resistenza fisica, non si incontrano attività o punti di sosta, se si esclude l’agriturismo “la casciara” aperto solo nei fine settimana. Bocca Seriola oltre ad essere frequentato da tanti motociclisti ha anche un bar che sforna panini a ciclo continuo e panchine per un meritato riposo. La notte si passa nel rifugio gestito dal Cai di Città di Castello.
Quinta tappa: da Bocca Seriola a Pietralunga.
Seguo una traccia scaricata da internet, il percorso si snoda fra strade sterrate e praticamente non è segnalato, anche qui non mancano belle vedute del classico paesaggio umbro, le colline sono punteggiate da bei casolari in sasso, alcuni di questi trasformati in ville prestigiose, rigorosamente con piscina e parco adiacente. Dopo la metà del percorso le attività umane diventano sempre più evidenti e la strada diventa asfaltata. Raggiungo il bel paese di Pietralunga nel primissimo pomeriggio, quanto basta per permettermi un buon piatto di pasta (le porzioni umbre sono sempre molto generose). La sosta è praticamente obbligata, in quanto non ci sono strutture ricettive fra Pietralunga e Gubbio. La serata è comunque piacevole perché incontro altri trekkeristi (o pellegrini) che come me proseguono nella stessa direzione.
Sesta tappa: da Pietralunga a Ponte di Riocchio.
Per sfruttare le ore più fresche si parte come al solito di primo mattino. Per accorciare il percorso decido di passare da Mocaiana, in questo modo però il tracciato è praticamente tutto di asfalto. Fino a questo paese il paesaggio è tranquillo e il traffico non da fastidio, si trovano anche diversi punti dove fermarsi all’ombra e rifocillarsi, dopo Mocaiana la presenza umana è sempre più evidente, con conseguente aumento del traffico stradale. Dopo vari giorni senza auto ora il rumore e il traffico provocano disagio, gli ultimi km prima di Gubbio, anche se su terreno pianeggiante, sono estenuanti. A Gubbio mi riposo davanti al teatro romano dove ci sono ombra e panchine. Incontro altri pellegrini che erano partiti prima di me, mangio un boccone con loro e scambio qualche considerazione sul percorso di oggi e quello di domani. Dopo un passaggio d’obbligo alla piazza principale decido di proseguire altri 7-8 km per raggiungere un agriturismo a Ponte di Riocchio, questo soprattutto per ridurre la tappa del giorno successivo. Per fare gli ultimi km sotto il sole di agosto e in salita, bisogna stringere i denti, la tappa diventa di 32 km, ma l’agriturismo scelto per la sosta è una vera oasi, una bella stanza fresca, un bel prato verde, una piscina e un’ottima cena sollevano da qualunque fatica.
Settima tappa: da Ponte di Riocchio a Valfabbrica
L’ottima colazione che ha preparato la signora mi fa partire di buonumore e ancora più convinto di aver scelto un ottimo punto di sosta, dopo pochi km mi raggiungono Giovanni e Michelangelo che avevo incontrato a Gubbio e facciamo tutta la tappa insieme. I primi km sono sul crinale fra prati e piccoli boschi, le vedute sulla piana Eugubina e valli adiacenti sono piacevoli, il paesaggio è quello classico umbro con le velature nebbiose del primo mattino. Dopo l’eremo di san Pietro in Vigneto,(dove l’eremita non vuole essere disturbato) si entra in un sentiero tortuoso all’interno di un bosco infestato da mosche tafani e insetti di ogni genere che ti avvolgono, sconsigliando qualunque breve sosta. Fortunatamente si esce dal bosco e trovo l’abbandonata chiesa di Coprignone con annessa panchina e tavolo per un riposo. Si continua in un sentiero con una bella salita che annulla il riposo precedente, alla fine troviamo un casolare dove possiamo fare il pieno di acqua che cominciava a scarseggiare (un grosso problema di queste tappe è proprio la scarsità di acqua e la incertezza di poterla reperire). Si prosegue in continui saliscendi fino al ristrutturato castello di Biscina; non è visitabile, si aggira sul sentiero e si va avanti, lo stradello diventa in alcuni punti un sentiero piuttosto stretto e passa anche in zone argillose che renderebbero il percorso assai difficile in presenza di pioggia. Ad un certo punto ci si immette nella strada asfaltata e, anche se le indicazioni del sentiero riportano all’interno del bosco, decidiamo di seguire la strada fino a Barcaccia, l’asfalto non è mai amico dei camminatori, ma in questo modo accorciamo il percorso ed evitiamo un dislivello d oltre 200m. Da Barcaccia (in prossimità della diga) a Valfabbrica si segue una strada sterrata e si giunge all’ostello in pieno centro (ottimo punto tappa, un bel giardino per riposare, far chiacchiere e una altrettanto buona cena)
Ottava tappa: da Valfabbrica ad Assisi
La tappa non è lunga e me la prendo con comodo, parto mezz’ora dopo gli altri e conto di fare diverse soste. Per trovare le coincidenze giuste con i trasporti debbo essere ad Assisi non oltre le 15, quindi ho tutto il tempo per fare un percorso senza fretta. Dopo un tracciato pianeggiante su asfalto si prende un sentiero in salita che prosegue per almeno 3 km, poi diventa in falsopiano con belle vedute sul monte Subasio e successivamente su Assisi. La vista della basilica di san Francesco che si staglia contro l’orizzonte rinfranca lo spirito e da’ un senso di appagamento per le fatiche dei giorni precedenti. Il tracciato continua in discesa prima su sterrato e poi su asfalto fino al ponte romano, da cui inizia l’ultimo km in salita. Ormai sono arrivato e la salita non punge come quelle dei giorni scorsi, stringo i denti per l’ultima volta fino a raggiungere la porta di accesso alla città. Si arriva alla basilica dall’alto e finalmente si tira un bel sospiro di soddisfazione e si può tranquillamente dire “obiettivo raggiunto”. La visita alla basilica (che già conoscevo) è d’obbligo, come pure la ricerca dei compagni di viaggio che ritrovo ad un bar che riposano e mangiano un meritato panino. Il ritorno a Bagno di Romagna si può fare comodamente con le autolinee Sulga che fermano in una stazione di servizio sulla E45 a Ponte san Giovanni, vicino Perugia.
Considerazioni finali: Il trek si può definire impegnativo, sicuramente i 36-38°C del fine agosto hanno reso il percorso più duro, ma è impegnativo anche per i continui dislivelli che non abbandonano mai fino alla fine. E’ impegnativo anche perché la programmazione che ho fatto aveva tempi contingentati, imponendo delle tappe assai lunghe e dure; la mancanza di strutture ricettive però impedisce di spezzare alcune tappe che risultano pressoché obbligate. In pratica mi sento di consigliarlo solo a chi ha vere motivazioni, ognuno trovi la sua!!!, ma non parta per fare solo un’allegra scarpinata fuori città, rimarrà deluso, l’impegno fisico e morale è indispensabile. Ultima considerazione, ma importantissima, riguarda l’acqua, il rischio di restare senza acqua in alcune tappe potrebbe risultare gravissimo!!!!!
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